“Ora d’aria” è uno dei primi pezzi reggae che ho scritto. Parlo di molto tempo fa.1993.
A quel tempo il movimento reggae italiano, per tutto il Lombardistan e l’Insubria Rebel aveva come punto di riferimento “Raga Radio Station” programma radiofonico di Vito War sulle frequenze di Radio Popolare Milano che, insieme ai big Jamaicani, metteva in onda il reggae italiano.
Io lo ascoltavo ma non mi ci trovavo con la costruzione dei testi, con la lingua usata, con le idee che già allora mi sembravano “copia incolla” ma non volevo neanche la canzone italiana in salsa Jamaica ; cercavo qualcosa che suonasse meglio e che si staccasse dai clichè tipici degli eventi reggae.
Ho provato a scrivere una poesia in “levare”.
E‘ venuta fuori così: “Ora d’aria” |
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Poi.
Appena nata l’ho portata in audizione e per la prima volta facevo ascoltare un pezzo reggae.
La Baby Records aveva un ufficio sontuoso dentro gli uffici sontuosi della Five Records a sua volta all’interno dei sontuosi uffici di Mediaset a Cinisello Balsamo, La guardia giurata all’entrata guardò male il mio chitarrino (usato sicuro del mio amico Arshad) e anche Max Venegoni e Mauro Orlandelli (i boss dell’etichetta).
Loro erano abituati a gente che gli faceva sentire un demo figo, registrato figo e mixato figo.
Invece ero io e il chitarrino
Alla fine la canzone fece il suo lavoro e scaldò quei cuori pelosi.
Pacche sulla spalla e “Bella Vero … però: … ci fai un demo figo registrato figo e mixato figo… non possiamo mettere il chitarrino trikkitrikki sulla “compi” di raga radio stescio…” Redemption song gli faceva schifo.
Volevo far bella figura e, invece di lasciare che la canzone mi tirasse dentro feci l’errore di voler farla uscire per come si aspettavano i produttori. Una cacca.
La Hierbamala la suonò cinque anni dopo e venne dal cuore. Lo puoi sentire ancora battere.
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